“Eat that frog!” ovvero come smettere di procrastinare

Nell’ambito della crescita personale ci sono moltissimi approcci diversi. Non ce n’è uno giusto e uno sbagliato, semplicemente c’è quello più adatto a te per il tipo di persona che sei, o per la situazione in cui ti trovi. Non è detto che lo stesso approccio vada bene per qualsiasi fase di vita che attraversi, però è abbastanza vero che ognuno di noi predilige un metodo piuttosto che un altro.
Io ad esempio non ho mai sopportato gli approcci direttivi. Li ho sperimentati, nell’ambito del mio percorso personale, e me ne sono sempre allontanata. Non mi sono mai sentita a mio agio con un professionista che mi dicesse cosa avrei dovuto fare o che mi desse consigli. Anche per questo ho scelto il counseling che ha come base un approccio totalmente non direttivo e che assolutamente non prevede il dare consigli o suggerimenti al cliente.

Perché faccio questa premessa? Perché quello di cui ti parlo oggi è un metodo, una tecnica, che non solo “consiglia” un modo di agire per risolvere un problema (quello della procrastinazione) ma che è nato per aiutare le persone ad aumentare la propria produttività, concetto che quando è inteso come “aumentare i risultati” solo a sentirlo nominare mi fa venire l’orticaria.

Perché nonostante questo sono qui a parlartene? Perché credo che anche uno strumento pratico possa rivelarsi un buon modo per raggiungere qualche consapevolezza in più. Proprio qualche giorno fa mi sono confrontata con un caro amico e collega counselor sulla scelta di fornire o meno strumenti pratici ai nostri clienti. Per usare uno strumento, di qualsiasi genere, è necessario che chi ce lo fornisce ci spieghi come usarlo, e che quindi ci indichi una direzione da prendere. Sono convinta però che per quanto inizialmente ciò possa sembrare direttivo, non lo è assolutamente se utilizzato per ascoltarsi, sperimentarsi, per sviluppare il senso critico e comprendersi meglio.  

Ecco quindi che vado a raccontarti come funziona questa tecnica, cosa significa “Mangia quella rana!” e in che modo potrebbe aiutarti a capire qualcosa in più su di te e sui tuoi meccanismi.

Mangiare la rana di prima mattina

“Eat that frog!” è un libro di Brian Tracy, autore di molti testi sulla produttività, in cui viene presentato un metodo la cui idea parte da una frase di Mark Twain: “Mangia una rana viva come prima cosa al mattino e niente di peggio potrà capitarti per il resto della giornata”.

Questo metodo nasce con l’intento di fornire uno strumento valido per combattere la procrastinazione aumentando di conseguenza la produttività personale.
La rana da mangiare simboleggia la cosa che più odi, che più ti preoccupa, la più difficile, la più irritante e fastidiosa fra quelle da fare nell’arco della tua giornata.

È tipico della natura umana rimandare le cose che non piacciono. Procrastinare una cosa ogni tanto è normale… quando ne accumuli tante e in ambiti diversi potresti essere accompagnato costantemente dal pensiero di quello che non fai pur sapendo che è necessario farlo. 
Quando una cosa non ti piace tendi ad accantonarla scegliendo di cominciare da una più semplice o che non ti preoccupa.
Tracy suggerisce di fare proprio il contrario ossia di costruire giorno dopo giorno l’abitudine di affrontare la cosa più difficile all’inizio della mattinata scoprendo così che il resto della giornata proseguirà al meglio, sia perché portare a compimento qualcosa che ritieni difficile o preoccupante aumenta il tuo senso di autoefficacia sia perché elimini subito un peso che ti farà provare leggerezza nel resto della giornata.

E se le rane sono tante?

Può capitare che le rane da mangiare siano tante, che ci sia cioè più di un compito difficile, noioso o preoccupante da portare a compimento in una giornata.
In questi casi Tracy prova a venirti in aiuto suggerendo di classificare le cose da fare secondo un ordine preciso, in base all’importanza (che non è da confondersi con l’urgenza).

Dopo aver scritto una lista di compiti da svolgere è opportuno indicarli con una lettera secondo questo schema:

  • A: ciò che è importante e che porta conseguenze se non viene svolto
  • B: ciò che andrebbe fatto ma che se non si fa non porta particolari conseguenze
  • C: ciò che non porta conseguenze anche se non si finisce
  • D: ciò che può/deve essere delegato a qualcun’altro
  • E: ciò che può essere eliminato

Le rane, quindi, vengono identificate tutte con la lettera A e a loro volta messe in ordine di importanza. L’idea è di non passare alla B finché tutte le A non sono state eseguite.

In che modo può esserti utile questo metodo

Tornando al concetto espresso all’inizio di questo articolo, non c’è un modo giusto di fare le cose, non esistono metodi miracolosi per risolvere problemi né tantomeno tecniche universali adatte a chiunque. Ciò vale sicuramente anche per “Eat the frog!”.

In che modo però questa tecnica può aiutare?
Intanto può esserti utile sperimentarla se tendi a procrastinare e questo ti fa soffrire (non è detto infatti che sia così, ti ricordo che una cosa diventa un problema quando è un problema per te e non quando l’ambiente in cui vivi lo considera tale!)

Anziché un consiglio direttivo su cosa “devi” fare può diventare un mezzo per ascoltarti, per comprenderti meglio. Se ti poni delle domande e provi a risponderti, se ti chiedi come ti senti quando rimandi ciò che è importante per te e come invece stai quando provi a svolgere queste cose per prime. Se annoti quello che provi in un caso, nell’altro e cogli l’occasione per crescere, senza giudicarti, senza costringerti a fare qualcosa che non è nelle tue corde.

Uno strumento è solo un mezzo. Non ti fornisce verità assolute ma ti può aiutare ad esplorare ciò che provi ed eventualmente a portare le tue conclusioni in un percorso con un professionista per trovare la strada e la soluzione “giusta per te”.

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